Non sarà un po' troppo politico?
Ma davvero ormai è la Corte Costituzionale a fare opposizione?
Consiglio l’ascolto di questo brano prima, dopo o durante la lettura.
Ammetto, questa puntata stava per saltare.
Perché sebbene di cose in politica ne accadano quotidianamente qui cerchiamo quel qualcosa in più su cui discutere, e sembrava non arrivare.
Poi, per fortuna, in calcio d’angolo è spuntato il Ministro Salvini, che ha definito “politica” la sentenza della Corte Costituzionale che dà diritto alle coppie omogenitoriali composte da due donne di vederle entrambe come madri riconosciute di un figlio nato con PMA.
E dunque la nostra riflessione parte da qui: ma cos’è davvero il politico? C’è troppa politica nel potere giudiziario, e sopratutto nelle sentenze della Corte Costituzionale?
Ho trovato questa bella pagina, proprio sul sito della Corte Costituzionale, sulle sentenze che hanno cambiato la vita dei cittadini.
L’ultima è del 2024, ma sono certa che presto o tardi anche quella di questa settimana verrà aggiunta.
Personalmente, ma potrei essere estremista, ritengo che in Democrazia tutto sia politico.
Ogni scelta, ogni parola, qualsiasi cosa può influenzare il modo in cui vediamo il mondo e quindi le decisioni che prenderemo da elettori.
Le parole di Salvini (ma in generale di chiunque giudichi troppo politico un atto come la sentenza) ne danno una visione più stringente: è politico nel senso che fa qualcosa che spetterebbe alla politica.
Solo il Parlamento dovrebbe fare (o non fare) la legge sul riconoscimento dei figli.
Ergo se il Parlamento non la fa è perché la maggioranza dei parlamentari (e quindi degli elettori) non è interessata a farla o, peggio, la trova sbagliata.
Riassumendo: la Corte Costituzionale bypassa il Parlamento e la volontà degli elettori legittimando una cosa che vorrebbe solo una minoranza.
E che magari la maggioranza considera anche poco etica, perché spesso queste sentenze riguardano temi delicati (pensiamo al fine vita).
L’Italia ha una storia complicata per quanto riguarda i passi avanti nei diritti civili.
Arriviamo quasi sempre dopo gli altri e spesso si passa per il referendum (sì, parleremo anche di quelli entro il 7 giugno) per dare al popolo il diritto di dire la sua.
Penso al divorzio, penso all’aborto.
Succede spesso che il “paese reale” sia più avanti rispetto ai tempi della politica.
Ai temi etici pensiamo tutti, se ne parla sui social o per strada, a volte sono un discriminante per la scelta del partito da votare.
E sono etici ed intimi, non è detto che chi grida il suo sì o il suo no poi sceglierebbe in quel modo anche per se stesso. Anzi, la partita spesso si gioca su questo: voglio lasciar gli altri liberi di far una cosa che non farei? Trovo giusto che loro possano, a prescindere dalla mia posizione personale?
Ecco tornare la questione del Tutto è politico. Quel che scelgo per me, quel che sceglierei per gli altri.
La società progredisce molto più rapidamente del suo diritto scritto, tanto che a volte i parlamenti si affannano a star dietro a ciò che accade. Nell’era dell’internet questo è sempre più sotto gli occhi di tutti, basti riflettere su tutti i reati che il web ha prodotto e che solo dopo i codici hanno attenzionato.
E ancor di più questo vale nel momento del conservatorismo, quando quella società che fuori dal palazzo va avanti non rispecchia gli ideali di chi occupa ruoli di governo.
Perché una cosa è la maggioranza dei voti (che dipende dai cittadini maggiorenni che si recano alle urne) un’altra la maggioranza sociale (che conta anche chi non ha la cittadinanza ma risiede stabilmente, chi è minorenne e ha un’opinione e chi potrebbe ma non va a votare).
La Costituzione, che piaccia o meno, si rivolge al secondo gruppo.
E la Corte lo sa.
Le sue pronunce sono proprio il contrario del politico: non tengono conto dei voti, tengono conto del mondo in cui il diritto si troverà a doversi muovere, della società in cui agirà.
Che poi esista nella politica (vera) una corsa alla rivendicazione, al far proprio, delle sentenze o delle dichiarazioni di organi non politici è un altro discorso, e ha a che fare con la politica dei palazzi e dei talk show (vero terzo ramo del Parlamento).
Si possono dormire sonni tranquilli.
Non c’è stato nessun passo avanti nel golpe giudiziario-comunista che qualcuno teme ogni volta che la Corte Costituzionale parla.
Ma qualche mamma adesso dorme con meno peso sul cuore, consapevole di aver un valore giuridico per i propri figli, non destinata a scomparire se la vita prendesse un’altra piega.
Perché più che “mamma e papà” i bambini meritano amore e tutela.
E se il primo può darlo chiunque per il secondo serve una legge.
O un’applicazione attenta della Costituzione.